Cosa Vedere

Spiagge

Felciaio
Inserita in un paesaggio ancora integro, questa meravigliosa caletta con il fondo di sabbia e ghiaia è apprezzata per la quiete che la contraddistingue e per un ambiente dalle carat-teristiche quasi lacustri.

Norsi
Spiaggia particolarmente affascinante per la sabbia nera che la costituisce e per la costa che la circonda. A rendere ancora più suggestivo il tutto, la trasparenza dell’acqua che riflette il verde brillante della vegetazione.

Lido
Facilmente accessibile dalla provinciale che collega Portoferraio a Porto Azzurro, anche nei periodi di massima affluenza, 1’arenile sabbioso è ben organizzato sotto il profilo della ricezione turistica e dei servizi di ristorazione.

Madonna delle Grazie
Piccolissima nelle dimensioni, questa spiaggia conserva intatte le caratteristiche del territorio insulare.

Barabarca
Incastonata nella vegetazione tipica dell’Elba, Barabarca da l’impressione di tuffarsi nel verde, in un contesto quasi isolato dal resto del territorio.

Zuccale
Splendida insenatura avvolta da una coltre di macchia mediterranea che rende indimenticabile bagnarsi nelle sue acque, dove il profumo della salsedine si mescola alle essenze dell’isola.

Innamorata
Ultimo fazzoletto di costa libero prima dell’inizio del compendio minerario demaniale, questa splendida caletta è assai frequentata per la limpidezza dei fondali, soprattutto in prossimità delle isole Gemini, alle quali è possibile accedere anche semplicemente a nuoto.

Pareti
Di fronte l’impalpabile profilo della Corsica, alle spalle il monte Calamita, Pareti gode di un suggestivo panorama su Capo di Stella e sulla costa sud-occidentale dell’Isola. Ai suoi tempi, questa spiaggia costituiva la base logistica dell’apneista Jacques Mayol.

Morcone
Lussureggiante baia lambita da un mare verde e trasparente, ideale per le immersioni. L’arenile, costituito da sabbia e piccoli ciottoli, si apre su un ampio orizzonte dove il sole al tramonto offre uno spettacolo unico.

Naregno
prime spiagge ad organizzarsi per accogliere al meglio il turismo che iniziava ad incalzare agli inizi degli anni Sessanta, la spiaggia di Naregno si estende in una lunga insenatura dominata a destra dalla suggestiva struttura a stella del Forte Focardo, eretto alla metà del 1600 dal viceré di Napoli. Particolarmente affascinante la strada costiera di accesso, dalla quale si ammirano la baia di Mola e Porto Azzurro.

Straccoligno
Inserita nel verde, tra la punta di Capo Perla e Liscolino, questa splendida spiaggia di sabbia è dotata di servizi e ben organizzata sotto il profilo dell’accoglienza turistica.

Lacona e Laconella

Di sabbia finissima, con il suo chilometro di estensione, l’ampio arenile di Lacona è secondo soltanto a Marina di Campo. Malgrado la pressione antropica, essendo tra le mete turistiche più privilegiate, è unico in quanto conserva i resti dell’ultimo ambiente dunale dell’Elba, dove tra specie di rara bellezza sopravvivono il papavero giallo e il giglio marino.

Tipologia: Sabbia fine
Lunghezza: 1160 metri
Stabilimento balneare: si
Noleggio ombrelloni/sdraio:si
Noleggio imbarcazioni/pedalò:si
Scuole: Diving, Surf, Sci, Vela
Bar: si;
Ristoranti:si
Corsia barche: si
Ormeggi: si;
Alaggio: si
Altri servizi: Banca, Posta, Negozi
Parcheggio auto:si
Esposizione venti: si

Margidore

Di sabbia mista a ciottoli levigati dal mare, Margidore gode di una certa tranquillità e offre la possibilità di un facile alaggio per natanti di piccole dimensioni.

Siti di interesse

Santuario della Madonna delle Grazie

Nel Santuario della Madonna delle Grazie, edificato nel XVI secolo, si trova un “olio su tavola” di piccole dimensioni (cm 45×56) al centro dell’Altare maggiore, detto della “Madonna del Silenzio”, di Marcello Venusti e copia dell’opera di Michelangelo. Il nome deriva dal gesto del piccolo san Giovanni Battista che mette l’indice della mano sinistra sulla bocca, ad indicare che bisogna fare silenzio per non svegliare il Bambino Gesù. Il quadro, opera dell’allievo prediletto di Michelangelo assieme a Sebastiano del Piombo, fu dato in forma di bozzetto dal Maestro ai suoi scolari (appartenenti alla bottega) perché ne traessero ispirazione per pitture finite in ogni particolare. Il Santuario, arricchito successivamente dagli affreschi di Eugenio Allori, è stato custodito fino al secolo scorso da romiti (eremiti) che vestivano l’abito sacro. Nel 1792, alcuni monaci francesi profughi dalla Francia rivoluzionaria furono ospitati nell’annesso romitorio e vollero costruire, come testimonianza della loro presenza e come segno di ringraziamento per l’accoglienza ricevuta, la strada che dal Santuario sale fino al paese. Un mecenate tedesco, il signor Gustav Blankenagel di Kòln, negli anni Sessanta, fece restaurare le fondamenta perimetrali, fece intonacare tutte le mura esterne ed infine volle che tutto il Santuario fosse decorato da Egidio Scotto. Durante quei lavori di restauro, l’Altare maggiore, liberato dalle stuccature barocche che si stavano deteriorando, ha recato la lieta sorpresa della ricomparsa di un altare in pietra d’epoca medievale, segno di una preesistente struttura religiosa.

Forte Focardo

Verso la fine del XVII secolo, il vicereame di Napoli in accordo col Regno di Spagna, memore dell’assedio vincente da parte dell’armata navale e terrestre francese, comandata dal De Nouailles, mise mano alla edificazione di un baluardo difensivo sul promontorio, che da quel momento prese il nome di Capo Focardo. Esso fu rapidamente costruito per evitare ogni ulteriore pericolo, costituito da eventuali flotte da guerra nemiche che, al riparo dell’ insenatura, potessero bombardare la fortezza di San Giacomo di Longone, porto strategico nel sistema difensivo dello Stato dei Presidi. I due grandi assedi della metà del XVII secolo e le battaglie combattute sotto le mura della fortezza di Longone, diedero insegnamento e valido motivo agli Italo-spagnoli per la costruzione di un contrafforte dal quale fosse possibile bloccare, col tiro incrociato dei cannoni, qualsiasi tentativo di forzare l’insenatura di Longone e Mola. Forte Focardo prese il nome dal suo costruttore, come recita l’iscrizione, in lingua spagnola, inserita nel portale interno: “Nell’anno 1678, regnando la maestà dell’invitto Carlo, Re delle Spagne, l’eccellentissimo Don Ferdinando Foxardo (…), ordinò di principiare questo forte, essendo Governatore della Piazza di Longone per Sua Maestà”.

Chiesa della Madonna della Neve

Su una piccola altura, dietro la vasta insenatura di Lacona, alle spalle di una vallata circondata da colline boschive, si trova la chiesetta detta della Madonna della Neve. Essa fu fondata da alcuni discepoli di San Giovanni Gualberto, provenienti dall’Arcipelago toscano e dipendenti dall’Abbazia di Vallombrosa. Sorta sulle fondamenta di un preesistente edificio religioso più antico, essa fu edificata, così come oggi la si può vedere, nel XVI secolo e questa datazione è confortata da una relazione del giugno 1817. Un’altra versione della sua fondazione dice che questo luogo di culto sia stata costruito dagli stessi abitanti di Capoliveri per custodirvi e venerarvi una immagine della Madonna di Lacona, attualmente ricordata come Madonna della Neve. Nei primi dell’Ottocento era ancora abitata da un eremita, Giuseppe Tosi, che godeva di un fabbricato composto di cucina, di due piccole stanze, di due cantine, con due tini e cinque botti, di una vigna di circa tre saccate e di due saccate (misurazione del terreno di epoca lorenese) di terreno seminato a grano.

Chiesa Plebania di San Michele

Costruita nel XII secolo su un preesistente edificio sacro d’epoca longobarda, la Pieve di San Michele, in puro stile romanico-pisano come altre plebanie elbane del periodo della dominazione di Pisa, fu ricordata nelle cronache ecclesiastiche come la chiesa elbana più importante e dalla rendita patrimoniale più ricca dell’isola. Da questo tempio il Papa, di ritorno dalla cattività avignonese (periodo in cui il Pontificato ebbe sede ad Avignone), costretto da una tempesta in mare aperto a sostare all’isola d’Elba, impartì la sua benedizione alle popolazioni elbane qua raccolte. Nella prima metà del XVI secolo, la chiesa fu completamente distrutta, esclusa l’abside, dalle truppe turco-barbaresche del Barbarossa. Mai più ricostruita nella sua interezza, fu successivamente utilizzata come Camposanto della Comunità di Capoliveri, fino alle leggi napoleoniche che proibirono l’inumazione nelle chiese.