All’età di 84 anni se n’è andato Safa, un grande interprete della pittura contemporanea.
“In queste ore tutta la comunità di Capoliveri è rimasta profondamente colpita dall’improvvisa scomparsa di Safa, ha commentato il sindaco Ruggero Barbetti. Un grande artista che, come amava ricordare, ha iniziato “a fare Street Art a Capoliveri 35 anni prima di Bansky” e un grande uomo, apprezzato a livello internazionale che ci aveva onorato nello scegliere il nostro paese quale sua seconda casa. Safa era uno di noi che, anche se non sempre lo capivamo, aveva una visione del mondo venti anni avanti a tutti. La sua assenza si farà sentire. Capoliveri perde oggi un amico e un’altra emblematica figura che ha caratterizzato e arricchito i nostri luoghi e il nostro tempo”.
“Nella sua pittura complessa di stampo espressionista che seppur figurativa slitta volentieri verso l’astrattismo – spiega l’artista capoliverese Angela Galli – si possono riconoscere influssi di altri artisti a lui contemporanei
come lo spagnolo Antonio Saura. Chi non si ricorda degli orridi volti, allegorie di una borghesia ‘mostruosa’, una sua tematica ricorrente negli anni ‘90. Ma quello che è interessante notare di Safa, a parte la sua notevole produzione artistica, spesso diretta denuncia sociale e politica, indipendentemente dai temi svolti nel suo lavoro è proprio il fatto di aver tentato come persona e come artista, e forse suo malgrado, di compiere una sintesi estetica tra due sistemi culturali. In questo, a parer mio sta la sua forza e la sua originalità. A distanza di anni, se mi guardo indietro, vedo molto bene questa fusione nei suoi lavori, da una parte i grandi volti, già icone per conto loro, inserite in un nuovo requadrage, dove sono evidenti i rimandi verso un’estetica bizantino-ottomana, elaborata in chiave contemporanea spesso accompagnata anche da dorature, e il tutto seppur astrattizzato eseguito con cura maniacale, con una notevole attenzione con un gesto lento, accurato, consapevole”.
Di origine turca, Behçet Safa, era nato a Istanbul nel gennaio del 1934. Una lunga carriera lo aveva portato a vivere tra Parigi, Roma, l’Isola d’Elba, la Turchia e Stoccolma.
Safa si diploma in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Stato a Istanbul nel 1957. Nel 1959 si reca a Parigi e lavora nel famoso Atelier di litografia Pons.
Nel 1961 aveva esposto al Musèe d’Art Moderne de la Ville de Paris, poi nel 1963 alla Terza Biennale di Parigi e nel 1978 al Salon des Realitès Nouvelles. Tantissime le mostre personali in giro per il mondo: Vienna, Parigi, Stoccolma, Spoleto, Roma, Bruxelles, Kloten, Ginevra, Monaco di Baviera – solo per citarne alcune – e le collaborazioni con la cinematografia in progetti come “Il segreto di Santa Vittoria” e “Atelier de la loute”. Ha partecipato alla Biennale di Istanbul nel 1989 con il suo lavoro intitolato The Devil Trilogy 1989. Nello stesso anno, è stato nominato “Artista dell’anno” ad Ankara.
L’Elba e Capoliveri erano diventati la sua seconda patria. Una scelta fatta già alla fine degli anni ’60 e della quale non si è mai pentito. Qui aveva gli amici, la sua casa, e la possibilità di dare sfogo alla sua arte in ogni sua forma.
Inaspettata è giunta la notizia della sua improvvisa scomparsa avvenuta il 5 dicembre nell’Ospedale di Livorno.